giovedì 5 maggio 2011

prove INVALSI

Il tempo vola ed eccoci anche quest'anno alle prove INVALSI.
Un appuntamento ormai fisso al quale facciamo ancora un po' fatica ad abituarci...

E con i questionari arrivano anche le polemiche e gli scontenti da parte di insegnanti e genitori, con le motivazioni più varie.
I genitori temono che questa prova “valuti” in qualche modo i loro figli e che di questa valutazione venga tenuta traccia a livello statale.
Gli insegnanti, dal canto loro, temono invece che la valutazione degli studenti sia un primo passo verso differenziali salariali basati sui risultati delle classi o delle scuole. Altri ancora invece temono invece che le analisi condotte sui risultati degli studenti vengano utilizzate per introdurre non differenziali salariali tra docenti ma differenziali di risorse tra scuole, tra province o tra regioni del paese.

In realtà, nella maggior parte dei paesi occidentali, le scuole convivono pacificamente con la rilevazione degli apprendimenti su base nazionale o regionale da molti anni. Il fatto che l’Italia, all’alba del nuovo secolo, si sia finalmente dotata di un sistema di rilevazione degli apprendimenti  non può che essere salutata con favore. Perchè allora da noi si solleva la solita “cagnara”? Ma, soprattutto, a cosa servono i test?

Come spiega con chiarezza il professor Alberto Martini in un articolo su La Voce, i test standardizzati sono un ottimo strumento di diagnostica dei mali e delle carenze del nostro sistema formativo. L’evidenza empirica che portano permetterebbe, in un paese normale, di poter discutere di riforme, interventi e bisogni in maniera serena e guidata da un interesse al di sopra di tutti gli altri: migliorare la scuola italiana.
Allo stesso tempo, va ribadito quel che i test NON fanno e non potranno mai fare. I test NON possono sostituire la valutazione fatta dai docenti del singolo studente e i test non possono valutare da soli l’operato del singolo docente o dirigente.
Non valutano il singolo studente perchè questo lo fa già la scuola nella sua routine quotidiana. Non valutano il singolo insegnante o dirigente, per un ampio insieme di ragioni: in primis, perchè non è questo il loro scopo; poi perchè si tratterebbe di una valutazione incompleta (si valuterebbero solo gli insegnanti di italiano e matematica).
Infine, la valutazione possibile con un singolo test sugli studenti solleverebbe problemi metodologici insormontabili, se si volessero inferire informazioni attendibili sull’efficacia di un singolo insegnante. Infatti gli studenti non sono esposti solo all’influenza dei loro insegnanti nell’apprendere, ma anche a fattori ambientali e familiari, che contano assai più che del singolo insegnante e che non sono controllabili a dovere con una singola rilevazione sugli apprendimenti.
Certo è che sta poi ai docenti, al singolo Istituto e ai diretti superiori utilizzare i risultati rilevati per migliorare e migliorarci.

Molto interessanti sono i contribuiti sull'argomenti inseriti nel blog della mia amica Francesca.

E allora non mi resta che augurare buon INVALSI a tutti.

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